Una notte di settembre dell’anno scorso, in un ristorante popolare di Traben-Trarbach, un paese tedesco vicino al confine con il Belgio, nove individui seduti a tavola furono circondati da agenti in borghese, con sette di loro che vennero prontamente arrestate. Nel frattempo, un elicottero sorvegliava dall’alto per impedire eventuali fughe.

Tra i commensali si trovava Herman-Johan Xennt, il proprietario di CyberBunker, un’azienda informatica con sede in un bunker militare dismesso che ospitava su server i siti internet di attività criminali, prevalentemente del “dark web”. CyberBunker forniva un servizio noto come “bulletproof hosting” o “hosting a prova di proiettile”, garantendo un alto livello di riservatezza. Benché il servizio in sé non sia illegale, è spesso utilizzato da siti che promuovono attività criminali per evitare conseguenze legali.

Da quasi un anno, Xennt è trattenuto in custodia cautelare, in attesa di un processo posticipato a causa della crisi legata al coronavirus. Un articolo del New Yorker ha esplorato le indagini su CyberBunker, cercando di dimostrare la consapevolezza dell’azienda riguardo alle attività illegali dei siti ospitati. Xennt sostiene che CyberBunker fornisca una piattaforma neutra e senza censura, sostenendo di non avere controllo o consapevolezza delle azioni dei clienti, in conformità con le leggi olandesi e tedesche.

Dal 1995 al 2002, la sede di CyberBunker era collocata in un bunker militare nei Paesi Bassi. La scelta della sede è stata motivata dalla passione personale di Xennt per i bunker, piuttosto che da esigenze tecniche. Dopo un incendio nel bunker olandese nel 2002, Xennt ha venduto la struttura e acquistato un nuovo bunker a Traben-Trarbach, un edificio di cinque piani (quattro sotterranei) costruito per resistere a un attacco nucleare.

Nonostante l’iniziale sospetto tra i membri del consiglio cittadino di Traben-Trarbach riguardo a Xennt, l’acquisto è stato gestito dall’agenzia immobiliare dell’esercito, che ha concluso l’affare con Xennt come unico acquirente disponibile. Fin dai primi anni Novanta, il sito di CyberBunker specificava che avrebbe ospitato ogni tipo di contenuto esclusa la “pedopornografia e contenuti relativi al terrorismo”. Inizialmente, la maggior parte dei clienti erano siti pornografici, ma nel tempo Xennt è diventato un attivista per un Internet libero e senza censura.

Nel frattempo, il servizio di hosting di CyberBunker non ha generato profitti significativi, spingendo l’azienda a diversificare le sue attività nel settore dei software e hardware di telefonia portatile sicuri, con messaggistica criptata e una funzione di cancellazione immediata dei contenuti. Questo mercato si è rivelato redditizio ma ha attirato l’attenzione delle autorità sulla società.

Nel 2015, Xennt è stato visto in compagnia di George Mitchell, un criminale irlandese noto per lo spaccio di droga. Questo incontro e l’ulteriore coinvolgimento di Xennt nel mercato dei telefoni criptati hanno attirato l’attenzione della polizia. Nel 2019, dopo la scoperta di numerose attività illegali condotte dai clienti di CyberBunker, la polizia ha organizzato una trappola informatica per dimostrare la consapevolezza dell’azienda riguardo alle attività criminali dei suoi clienti.

Xennt è stato formalmente accusato di essere il capo di un’organizzazione criminale, e durante il processo, la difesa dovrà dimostrare se CyberBunker ha sempre fornito una piattaforma neutra, senza avere consapevolezza delle azioni dei suoi clienti, come sostenuto dal proprietario.

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